sentimento, ragione, sentimento


Nebbia. Sole, raramente. Nebbia e ancora nebbia.

Fino all'ultimo, ero indecisa.
Combattuta tra il senso del dovere e la curiosità, tra raziocinio e passione, alla fine ho lasciato vincere il primo trovando da sola un mucchio di scuse per non partecipare - troppa strada, troppo freddo, troppa nebbia, troppi soldi e simili, inutili quisquilie.
E così ho rinunciato a partecipare al seminario tenuto al Teatro Nucleo da Cathy Marchand del Living Theatre ed incentrato su un loro vecchio lavoro, Mysteries and Smaller Pieces, rimesso poi in scena dagli stessi partecipanti lo scorso fine settimana.
Ora, ovviamente, me ne pento.
Il rimpianto - giacché non è altro che un sussurro infìdo e infingardo - mi si è insinuato dentro sotto forma di virus influenzale, motivo per cui non me la sono sentita di guidare per i (soliti) settanta chilometri che mi dividono da Pontelagoscuro: di conseguenza, mi sono persa pure lo spettacolo finale di venerdì, cui partecipavano parecchi laborianti&amici del Teatro Nucleo. Che rabbia.
Qui in mezzo c'è una questione più ardua, più urgente. Vorrei capire perché è così difficile fare delle scelte. Vorrei capire se è la paura di perdere qualcosa a farmi cadere continuamente faccia a terra, o se divido il mondo in scomparti troppo rigidi. Forse, entrambe le cose.
O, forse, sto vaneggiando a causa della fame. Ho visioni continue di bruschette all'origano, sformati di zucca, spinaci ai pinoli, mele caramellate e tonnellate di amarene. Meglio che vada a preparare la cena...

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