gli sguardi degli altri


Mi succede ogni volta che leggo il National Geographic, ogni volta che sfoglio una rivista patinata, ogni volta che faccio una foto. 
Non riesco a fare a meno d'interrogarmi davanti ai ritratti di persone comuni cui un fotografo invisibile ha rubato un pezzetto d'anima - perché questo succede quando si scruta, non visti, l'intimità di una persona. Davanti a illustri sconosciuti che appaiono in secondo piano, m'immagino gli scorci delle loro vite, cerco le ombre dei visi, il perché dei piccoli gesti congelati a loro insaputa. 
Mi domando, chissà se se l'immaginano, d'essere finiti dentro una foto.
E che succederebbe se un giorno, per caso, sfogliando un giornale, si ritrovassero, si riconoscessero?

Questa è una cosa su cui ho fantasticato tanto da scriverci, tempo che fu, un racconto: una bambina, sfogliando un giornale, trova inaspettatamente una foto della madre e inizia una ricerca… Ma questa è un’altra storia.

Facebook porta a curiosare molto tra le vite, nell'intimità altrui: nemmeno io sono immune da quest'abitudine vagamente morbosa.  
Curiosando tra le foto di un emerito sconosciuto, domenica sera, è successo. 

Mi sono vista tra i suoi scatti. Ho strabuzzato gli occhi, ma quella sono io, ecchecaspita, non ci credo. 
Mi è venuto da sorridere, poi mi son messa ridere, come una bambina...

Certo, mi trovavo a un importante festival di tango, a Venezia. Certo. 
La probabilità di venir immortalati durante un evento del genere è, statisticamente, piuttosto elevata. Certo. E tuttavia, la bella coincidenza mi ha rallegrato la serata.

I sogni che abbiamo per gli altri, a volte, sono fatti apposta per noi.

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