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novembre

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photo by Norda Brilo on Flickr Incontro inaspettato. A una mostra d'illustrazione, mentre cammino tra libri e disegni, mentre mi perdo tra gli acquarelli e le tempere e gli acrilici che nemmeno so usare, vedo la mia professoressa di francese delle superiori. Stesso taglio di capelli, stesso piglio grintoso, qualche ruga in più.  Mi avvicino, mi sale un'emozione che non mi spiego, la saluto e lei s'illumina - si ricorda, e sì che sono passati vent'anni.  Due parole vere, di quelle che mi fulminavano anche allora. "Quanto li ho amati, i miei studenti. E quanto mi hanno insegnato, i miei ragazzi. Perché succede, si può imparare di più da un ragazzino che da un adulto". Tanti anni fa, a un incontro scuola-famiglia, mi disse: "Puoi studiare lingue occidentali all'università, ma allora ricorda, sarai una delle tante. Puoi fare lingue orientali, ma dovrai essere la prima, se vuoi lavorare." Aveva ragione. Lei, che non aveva mezze misure,